DOMANDE E RISPOSTE

Ecco alcune domande, con relative risposte, pervenute alla nostra equipe di medici. Se non trovate le informazioni che vi interessano, potete inserire una domanda compilando il modulo di richiesta informazioni mediche.

D: Mi è appena stata diagnosticata l'emocromatosi. Dal punto di vista della dieta alimentare cosa si può fare? Quali sono gli alimenti da eliminare, se ce ne sono?

R: Il ferro è contenuto praticamente in tutti gli alimenti. Gli alimenti carnei contengono il ferro in una forma più assorbibile rispetto ai vegetali (cereali, verdura, frutta). Una dieta a basso contenuto di ferro è problematica e tutto sommato non è di grande utilità. Può essere indicata una modificazione delle abitudini alimentari riducendo l'apporto di carne verso una dieta cosiddetta mediterranea. L'importante è che venga definita la sua diagnosi correttamente e che venga poi eseguita la terapia per rimuovere il ferro in eccesso.

D: Dopo la diagnosi dell'emocromatosi mi sono sottoposto ad altri esami ed ho saputo che sono positivo all'epatite C (cronica) ed ho il fegato un po' ingrossato. Mi farebbe piacere condividere le vostre esperienze in questi casi specifici.

R: La coesistenza dell'epatite C con l'emocromatosi è un fatto possibile e non rarissimo in Italia. Le cose da stabilire sono due:
1) se si tratta effettivamente di una forma di emocromatosi genetica associata all'epatite C o di un sovraccarico secondario all'epatite (per stabilire questo si esegue l'indagine genetica per l'emocromatosi);
2) se esiste e di che entità è il danno a livello epatico; la combinazione tra le due patologie talvolta può accelerare il processo verso la fibrosi e la cirrosi (per stabilire questo è necessario ricorrere alla biopsia epatica; alcuni esami del sangue e l'ecografia possono fornire informazioni indirette dello stato del fegato).
Dal punto di vista terapeutico, l'approccio è quello di rimuovere il ferro con la salassoterapia e quindi curare l'epatite con farmaci antivirali; il tutto va visto valutando il quadro clinico, strumentale (ecografia), bioumorale (gli esami del sangue) del singolo paziente.

D: Mio padre è sotto controllo per emocromatosi sfociata in cirrosi epatica. Io ho fatto le analisi e risulto:
Ferro: 127 microg/dl
Ferritina: 15,9/mg/ml
Vorrei rimanere incinta. Quante possibilità ho io di contrarre la malattia? E' pericoloso per il bambino?

R: Il valore della ferritina sierica è assolutamente normale e così anche quello della sideremia. Una valutazione più precisa richiederebbe anche la misurazione della transferrina e della percentuale della saturazione. Comunque mi sembra che possa stare tranquilla.
L'emocromatosi è una malattia ereditaria cosiddetta recessiva; vuol dire che il malato ha ereditato il difetto sia dalla madre che dal padre. Se suo padre come lei mi dice è affetto dalla malattia, lei è per forza una portatrice sana: ha infatti ereditato uno dei due cromosomi affetti di suo padre. La possibilità di essere malata nel suo caso dipende dalla situazione di sua madre; se sua madre è normale (ipotesi più probabile), lei rimane una portatrice, non ha la malattia, ma può trasferire il difetto a suo figlio con una probabilità del 50%; se sua madre fosse una portatrice (una probabilità su 50 circa) potrebbe averle trasferito il cromosoma difettoso e in questo caso lei sarebbe a rischio per la malattia.
Il metodo più semplice per sapere è quello di fare l'analisi per la ricerca delle mutazioni del gene dell'emocromatosi (HFE). Tale esame è fattibile in diversi centri in Italia.

D: Ho 65 anni e nelle ultime analisi ho riscontrato che il valore del ferro è aumentato notevolmente. Che tipo di dieta o cura può andare bene?

R: Sarebbe opportuno conoscere qualche dato in più per poter capire se esista realmente un problema di sovraccarico di ferro. In tal caso é necessario capire la causa prima di intraprendere la terapia più opportuna. Per tale motivo consiglierei, se non fossero stati già eseguiti, i seguenti esami: sideremia, transferrina, ferritina, emocromo, indici di funzionalità epatica, indici infiammatori, colesterolo e trigliceridi.
La dieta non é utile per ridurre il ferro in eccesso; in questo caso bisogna ricorrere a terapie più specifiche (salassi, chelanti del ferro).

D: Mia moglie ed io abbiamo fatto l'esame genetico per l'emocromatosi e siamo risultati entrambi portatori sani. Ora aspettiamo un figlio: a che età del bambino possiamo fare gli esami per vedere se è malato?

R: L'emocromatosi ereditaria legata al gene HFE si manifesta in genere dopo i 20 anni. Uno screening mediante l'analisi di sideremia, transferrina e ferritina a quella età permette di identificare la malattia in fase precoce. Bisognerebbe inoltre sapere per quale mutazione i due genitori risultano portatori.
Se entrambi sono eterozigoti per il difetto C282Y, il bambino ha una probabilità su 4 quattro di essere omozigote e, nel caso, il rischio di sviluppare la malattia è alto; in questo caso l'analisi genetica darebbe un'informazione precoce del rischio e permetterebbe di prendere i provvedimenti terapeutici del caso in anticipo.
Nel caso i due genitori siano eterozigoti entrambi per la mutazione minore (H63D), e il figlio dovesse ereditare entrambi i difetti, il rischio di sviluppare un sovraccarico di ferro rilevante dal punto di vista clinico è basso perché questa mutazione è lieve ed ha una bassa penetranza (non si manifesta in tutti i casi).
Nel caso i due genitori siano eterozigoti per l'una o per l'altra mutazione, il figlio ha sempre una probabilità su 4 di ereditare i due difetti; diventerebbe così un doppio eterozigote. Anche in questo caso il rischio di sviluppare un sovraccarico di ferro significativo è basso (solo l'1,5% di questi casi manifesta una forma di emocromatosi in genere comunque lieve).

D: Mi hanno diagnosticato un'emocromatosi ereditaria. Ho iniziato a sottopormi ai salassi con una cadenza quindicinale (350 grammi per volta). Dopo quattro salassi il livello di ferritina è aumentato anziché diminuire, attestandosi su 1980. Poiché dopo l'ultimo salasso ho avuto un malessere piuttosto forte, la dottoressa che segue i pazienti affetti da questa malattia, mi ha consigliato di ricorrere alla terapia chelante. Che cosa ne pensate?

R: La terapia chelante ha un'efficacia molto minore della salassoterapia ed è molto più complessa da eseguire e fastidiosa per il paziente; se non esistono controindicazioni ai salassi non c'è ragione per utilizzarla.
Non ci si può attendere un calo significativo della ferritina dopo 4 salassi tanto più se sottodosati come quantità (per un uomo adulto dovrebbe essere almeno 400 ml) e frequenza (dovrebbe essere settimanale), considerando i livelli di ferritina così alti. Piuttosto proprio per i valori elevati di ferritina è importante sapere se sono state eseguite tutte le indagini volte a riconoscere le complicanze della malattia: biopsia epatica per il rischio di cirrosi, ecocardiografia per il rischio di danno cardiologico, profilo glicemico per il rischio diabete, test endocrini per il rischio ipogonadismo, radiografie e mineralometria per il rischio artropatia e osteoporosi. Prima di sottoporsi a salassoterapia è importante avere un quadro complessivo della situazione per decidere la terapia e le sue modalità. I salassi sono veramente controindicati solo in caso di cardiopatia, anemia o grave danno epatico.

D: Da inizio anno ho scoperto, dopo una serie di esami e biopsia al fegato, di avere l'emocromatosi (per fortuna prima di causare gravi danni).
Mi sono sottoposto a febbraio a tre cicli di salassoterapia ripetuta per altre tre sedute in ottobre.
Essendo iscritto all'associazione ho ricevuto a casa la rivista informativa dove ho letto che la prima terapia da praticare consiste nella dieta. Dove sono in cura invece non è stata data molto importanza all'alimentazione.
Ora sono un po' confuso. Potete chiarirmi le idee ed eventualmente indicare una dieta idonea che in ogni caso penso non faccia male, magari riesco a dilatare i tempi tra un salasso e l'altro.
Inoltre ho letto dell'esenzione, cosa devo fare per ottenerla.

R: Attenzione a non confondere le diverse forme di sovraccarico di ferro. Esistono:
a) forme di emocromatosi ereditaria in cui la causa del sovraccarico di ferro è un difetto primitivo nella regolazione dell'assorbimento del ferro;
b) forme di sovraccarico di ferro associate ad alterazioni metaboliche come obesità, aumento dei lipidi (colesterolo e/o trigliceridi), diabete, ipertensione arteriosa.
L'approccio terapeutico cambia nelle due condizioni perché diversa è la causa che porta al sovraccarico di ferro. Nelle forme di emocromatosi ereditaria la terapia primaria è la rimozione del ferro in eccesso con i salassi (o in casi specifici con farmaci); la dieta è un aiuto, ma non è così rilevante. In queste forme di emocromatosi è sempre comunque utile ridurre l'introito di alcolici (se esiste) e di alimenti carnei (non è necessario diventare vegetariani!).
Nel sovraccarico di ferro associato ad alterazioni metaboliche si consiglia la dieta come primo approccio e in seconda istanza i salassi. La dieta (ipocalorica e ipolipidica) è molto utile perché migliora tutte quelle alterazioni metaboliche che, in questi casi, partecipano allo sviluppo dell'accumulo di ferro con meccanismi ancora imprecisati. Spero di averle chiarito le idee.
Per l'esenzione bisogna farsi fare dal medico specialista la richiesta da presentare all'ASL che dichiara che lei è affetto da emocromatosi ereditaria, malattia che rientra nell'elenco delle Malattie rare (DL 124 del 24/4/98), codice di esenzione RCG100, e quindi esente per le prestazioni inerenti la patologia (D. 18/5/2001 n°279).

D: Sono una donna di 37 anni e in febbraio mi è stata diagnosticata un'emocromatosi per mutazione Cys 282 Tyr. Da un paio di anni ho il ciclo irregolare, con lunghi periodi di amenorrea (anche 5-6 mesi), apparentemente dovuti a stress emotivo. Per la regolarizzazione del ciclo ho assunto ormoni ma non appena interrompo l'assunzione il problema si ripresenta.
Può esserci relazione fra emocromatosi ereditaria e irregolarità del ciclo mestruale? Esiste qualche esame che può confermarlo?
Vi ringrazio per l'attenzione e vi auguro buon lavoro.

R: E' innanzitutto importante sapere se la presenza della mutazione C282Y è presente in stato di omozigosi o eterozigosi, dal momento che le due condizioni sono correlate a differenti espressioni della malattia. Per quanto riguarda le alterazioni della frequenza del ciclo mestruale, queste possono essere una delle complicanze dell'emocromatosi genetica secondarie al deposito di ferro a livello ipofisario (piccola ghiandola del cervello). E' importante però per definire la reale relazione tra causa (ferro) ed effetto (amenorrea) conoscere l'entità del sovraccarico di ferro e il dosaggio di alcuni ormoni*.
Qualora dovessero effettivamente presentarsi delle alterazioni ormonali in presenza di sovraccarico di ferro sarà utile valutare le condizioni degli altri organi bersaglio dell'emocromatosi quali fegato, cuore, pancreas PRIMA di iniziare la terapia volta alla rimozione dei depositi di ferro.

*Ecco l'elenco degli esami che dovrebbe controllare:
sideremia, transferrina, ferritina, FSH, LH, B-estradiolo, prolattina

D: Dopo un esame del sangue mi è stata diagnosticata circa due mesi fa un'emocromatosi ereditaria (HFE mutazione H63D; eterozigote). I risultati di sideremia (ferro) sono i seguenti: nell'anno 1999: 162;
adesso (analisi due mesi fa): 193. Vorrei chiedere se questi risultati sono sufficienti per concludere che si ha a che fare con un sovraccarico di ferro, oppure occorrono altre analisi? Se sì, quali?

R: Uno stato di eterozigosi per la mutazione H63D non vuol dire avere l'emocromatosi. I criteri per definire l'esistenza della malattia sono altri: saturazione della transferrina (rapporto sideremia e capacità ferro-legante della transferrina) e ferritina elevata, genotipo HFE compatibile. Nel caso l'analisi genetica non sia dirimente, come nel suo caso, si dovrebbe ricorrere alla conferma del sovraccarico di ferro nel fegato mediante biopsia epatica o esami alternativi (SQUID). Se scorre nel sito troverà sicuramente informazioni in grado di soddisfare i suoi dubbi.

D: Desidero avere spiegazioni inerenti a: SIDERURIA - Accumulo dermico di ferro e le sue conseguenze.

R: La SIDERURIA è la misurazione del ferro nelle urine. Normalmente viene escreta una quota di ferro inferiore a 1 mg nelle 24 ore. Questa quota non differisce in modo sostanziale tra le persone con o senza sovraccarico di ferro se viene misurata in condizioni basali. Diverso è il discorso, quando si utilizza un farmaco chiamato Desferal. In questo caso la quota di ferro eliminata con le urine (sideruria) varia in modo significativo in funzione della presenza di un eccesso di ferro nell'organismo.
Il Desferal è un chelante del ferro, cioè lega il ferro presente in circolo e nei tessuti e lo elimina nelle urine ed in parte nelle feci. La quota eliminata varia in funzione dell'entità del sovraccarico di ferro, della quantità di farmaco somministrato e della modalità con cui viene somministrato. Una volta si utilizzava il Desferal come test diagnostico (test al Desferal) per stabilire l'entità del sovraccarico di ferro. Oggi questo esame è superato da altre indagini più semplici, sensibili e specifiche (saturazione della transferrina e ferritina).
Il dosaggio della sideruria ha comunque una sua importante utilità in quei pazienti con sovraccarico di ferro che devono eseguire una terapia per eliminare il ferro in eccesso e che non possono eseguire i salassi. L'esempio più tipico sono i pazienti con la talassemia major. Il dosaggio della sideruria nel corso della terapia con Desferal permette di stabilire l'efficacia della terapia e definire il bilancio tra il ferro che entra nell'organismo (nel caso specifico con le trasfusioni) e quello che viene eliminato nelle urine dal farmaco.
L'EMOSIDERINURIA è un esame scarsamente eseguito che serve per valutare l'eliminazione dell'emosiderina (un prodotto di degradazione della ferritina, proteina di deposito del ferro) nelle urine, cosa che può avvenire in alcune rare malattie emolitiche (in cui vengono distrutti i globuli rossi all'interno del letto vascolare).
La ricerca dell'accumulo di ferro nella cute è un esame ormai desueto che non ha alcun valore diagnostico. Il ferro nella cute si osserva in una percentuale inferiore al 50% dei pazienti con emocromatosi conclamata. La diagnosi di tale malattia viene oggi eseguita con test genetici sul sangue periferico o in alcuni casi con la biopsia epatica che comunque ha un valore importante per definire l'esistenza di un danno da ferro nel fegato (fibrosi o cirrosi epatica). L'accumulo di ferro nella cute sembra stimolare la produzione di melanina e quindi facilitare l'iperpigmentazione che si osserva nei casi di marcato sovraccarico di ferro.