COMPLICANZE DELL'EMOCROMATOSI EREDITARIA: FEGATO
Il danno d'organo indotto dal progressivo accumulo di ferro può interessare fegato, articolazioni, ipofisi, cuore, pancreas, tiroide. A partire da questo articolo descriveremo organo per organo tutte le complicanze dell'emocromatosi ereditaria. Nella seguente tabella sono schematicamente riportati gli organi e il rispettivo danno indotto dall'accumulo di ferro.
SEDE | DANNO |
---|---|
Fegato | Fibrosi o cirrosi |
Pancreas | Diabete |
Cuore | Scompenso cardiaco e aritmie |
Scheletro | Artrite, osteoporosi |
Ipofisi | Ipogonadismo, ipotiroidismo |
Tiroide | Ipo o ipertiroidismo |
Cute | Iperpigmentazione |
Per fortuna il classico quadro clinico di emocromatosi ereditaria caratterizzato dalla presenza di cute scura, cirrosi epatica, diabete è sempre meno frequente (cosiddetto diabete bronzino); oggi infatti la diagnosi viene posta sempre più precocemente grazie all'individuazione di un singolo sintomo o ad alterazioni degli indici del ferro nel sangue (percentuale di saturazione della transferrina e/o concentrazione della ferritina). I sintomi quali: stanchezza cronica inspiegabile, dolori articolari, osteoporosi, impotenza, mancanza delle mestruazioni, fegato ingrossato, aritmie cardiache ed alterazioni degli enzimi del fegato dovrebbero suggerire al medico il sospetto di emocromatosi ed un controllo degli indici del ferro. Tutte le manifestazioni cliniche, esclusa l'artropatia, sono correlate all'entità del sovraccarico di ferro.
FEGATO
Il fegato è la sede dove più precocemente si accumula il ferro, è infatti
l'organo che normalmente è deputato ad immagazzinare ferro. Anche se non sempre
l'interessamento epatico è la causa che induce il paziente a rivolgersi dal
medico, le alterazioni epatiche sono le prime a comparire. Esiste una stretta
relazione tra la quantità di ferro accumulato nel fegato e la possibilità che
insorga fibrosi e cirrosi epatica.
Diversi
studi hanno inoltre dimostrato l'aumentato rischio di sviluppare tumore del
fegato nei pazienti con emocromatosi ereditaria e cirrosi epatica. Questo
rischio giustifica controlli regolari dell'ecografia epatica (ogni 6-12 mesi a
seconda dei casi), poiché la diagnosi precoce del tumore permette interventi
terapeutici mirati ed efficaci.
Nonostante l'evidenza clinica, non sono ancora
pienamente compresi i meccanismi mediante i quali il ferro in eccesso provoca un
danno al fegato. E' noto che in condizioni di sovraccarico, il ferro in eccesso,
non più legato alle proteine come la ferritina, esercita la sua azione tossica
pro-ossidante. Le cellule vengono danneggiate, muoiono e vengono sostituite da
tessuto fibrotico (è un po' come quando ci tagliamo e sulla parte di cute lesa
si forma una cicatrice).
Inoltre, il ferro in eccesso stimola direttamente la
produzione di fibre collagene e quindi il processo di fibrosi. Il progressivo
accumulo di tessuto fibrotico nel fegato porterà poi all'insorgenza della
cirrosi dove la maggior parte del tessuto del fegato è sostituito da tralci
fibrosi. La cirrosi è una condizione caratterizzata da un aumentato rischio di
sviluppare il tumore del fegato nel tempo. Tutti questi processi possono essere
ulteriormente aggravati dalla concomitante presenza di un'infezione virale
(virus dell'epatite B o dell'epatite C), da un'eccessiva assunzione di alcolici
o da altre sostanze tossiche per il fegato.
Nei pazienti in cui viene ipotizzata la presenza di un danno del fegato la
modalità con cui poter realmente valutare questo danno è la biopsia epatica con
la valutazione istologica.
Dott.ssa Chiara Corengia
Centro Emocromatosi - Monza
BIOPSIA EPATICA
La biopsia epatica è considerata l'indagine più specifica per la determinazione della natura e dello stadio evolutivo delle malattie di fegato. Essa fornisce importanti indicazioni sullo stadio della malattia, sull'andamento futuro della malattia e sulle possibili indicazioni terapeutiche.
TECNICA
La metodica più diffusa è quella a cielo aperto o percutanea sotto guida
ecografica; essa si basa sull’impiego di un semplice ago montato su una sonda
ecografica mediante apposito adattatore. E' possibile eseguire la biopsia
epatica percutanea senza guida ecografica, ma previa definizione della
"finestra" bioptica. L'ago passando per la parete addominale permette di
asportare, per aspirazione o metodica tranciante, un piccolo frammento di
tessuto epatico di circa 2-3 cm di lunghezza, che dopo accurata colorazione,
sarà inviato al medico specialista (anatomopatologo) la cui valutazione sarà
dirimente per una corretta diagnosi.
L'intera manovra ha una durata brevissima, non provoca dolore se non quello
connesso alla perforazione della parete addominale o della muscolatura
intercostale o diaframmatica (simile a quello di un'iniezione).
INDICAZIONI
La biopsia consente la definizione diagnostica dell’epatopatia nel 90% dei casi
e prevede svariate indicazioni; di seguito sono elencate le malattie per cui è
più frequentemente indicata.
- Sovraccarico di ferro: valutazione del danno d'organo e
determinazione del reale accumulo di ferro nel tessuto epatico.
- Epatopatia alcolica, steatoepatite non-alcolica: diagnosi e
definizione dello stadio di malattia.
- Epatiti croniche da virus B e C: definizione dello stato di malattia.
- Epatite autoimmune: diagnosi e definizione dello stato di malattia.
- Malattie metaboliche di natura ereditaria e congenite (es. malattia di Gaucher,
deficit di alfa1antitripsina): diagnosi e definizione dello stato di malattia.
- Valutazione di una massa epatica riconosciuta con esami strumentali
(ecografia, TAC).
- Nelle condizioni di persistente alterazione di esami di funzionalità epatica
(transaminasi, gammaGT) di origine ignota.
CONTROINDICAZIONI E COMPLICANZE
La biopsia è controindicata quando esistono "problemi" a carico delle piastrine
(deficit numerico o funzionale) o a carico
dei fattori della coagulazione. Per tale motivo gli esami preliminari sono: emocromo, esami di coagulazione (PT, PTT) e tempo di emorragia che devono
essere superiori a dei limiti prefissati a livello internazionale.
Le complicanze dell'esame sono in genere poco frequenti, si manifestano al
massimo nelle 24 ore successive la manovra. L'atteggiamento osservazionale nel
dopo-biopsia è variabile da reparto a reparto. In alcuni, il paziente viene
inviato a domicilio dopo 4 ore previo controllo ecografico, in altri dopo 12 ore
e in altri dopo 24 ore. In ogni caso sono previsti controlli
regolari della pressione arteriosa e dell'emocromo nelle prime due ore (per
escludere fatti emorragici). Solo l'1-3% necessita di ulteriori approfondimenti.
La complicanza più frequente è il dolore nella sede della biopsia con
irradiazione alla spalla. Il dolore è di modesta intensità e transitorio ed è
controllabile con terapia specifica. La persistenza del dolore o il suo
aggravamento dovrebbero indurre a sospettare la presenza di una complicanza
emorragica. L'emorragia è la più frequente fra le complicanze della biopsia
epatica anche se è rara (0,3%) e di lieve entità. Nel sospetto di un sanguinamento è indicata l'esecuzione di un esame ecografico, che permetterà di
visualizzare eventuali raccolte ematiche che, in genere, si autolimitano. In
generale la biopsia ecoguidata riduce i rischi di complicanze e la loro entità.
La mortalità è bassa, risultando pari a 1 caso su 10000-12000 fino a 20000
biopsie.
Concludendo, la biopsia epatica è da considerarsi un esame molto importante e
sostanzialmente sicuro se eseguito da mani esperte.
Dott.ssa Raffaella Mariani
Centro Emocromatosi - Monza
[Articolo pubblicato il 24-01-03]