L'EMOCROMATOSI GIOVANILE SI SDOPPIA

L'emocromatosi giovanile è una rara e grave forma di emocromatosi ereditaria distinta dall'emocromatosi classica HFE. Si manifesta precocemente, prima dei 30 anni, spesso già attorno ai 20 anni. Proprio per la giovane età di insorgenza del quadro clinico, la malattia si differenzia dall'emocromatosi classica dove i sintomi compaiono in genere dopo i 40-50 anni. Il sovraccarico di ferro è assai rilevante e precoce e coinvolge tutto l'organismo ma in particolare cuore, fegato, pancreas e ipofisi e comporta manifestazioni cliniche severe quali insufficienza cardiaca, cirrosi epatica, diabete, ipogonadismo ed un elevato rischio di mortalità.

La diagnosi di emocromatosi giovanile si basa sempre in prima istanza sull'analisi degli indici del ferro, ma richiede comunque la conferma con la biopsia epatica. E' molto importante che la diagnosi sia precoce, perché se si interviene tempestivamente attraverso un intenso regime di salassoterapia la prognosi è buona.

L'emocromatosi giovanile è una malattia ereditaria recessiva. Ciò significa che i genitori del soggetto affetto sono entrambi portatori della malattia ma non sviluppano i sintomi, mentre i figli che ereditano il difetto genetico da entrambi i genitori sono malati. Fino a poco tempo fa si pensava che il difetto genetico responsabile della malattia fosse a carico di un unico gene localizzato sul cromosoma: (numero 1). Recentemente è stata invece identificata un'altra forma di emocromatosi giovanile provocata da un difetto genetico a carico di un diverso cromosoma: (numero 19). La scoperta è frutto della collaborazione tra l'équipe di Torino, coordinata dalla Prof.ssa C. Camaschella e il Dipartimento di medicina dell'Università di Atene.

La scoperta è interessante perché il gene incriminato serve per produrre una piccola proteina chiamata epcidina.
In condizioni normali l'epcidina agisce come un sensore che regola la disponibilità del ferro in base alle necessità: nel caso di carenza di ferro determinando un maggior assorbimento di ferro dalla dieta e un maggior rilascio del ferro al sangue dai sistemi di deposito e, viceversa, in condizioni di eccesso di ferro limitandone l'assorbimento o la sua dismissione in circolo dai depositi. Quando il gene dell'epcidina è mutato questo sistema di regolazione del ferro in relazione alle necessità viene meno: il risultato è un assorbimento sregolato del ferro, un suo accumulo in diversi tessuti e il danno d'organo.

La mutazione fino ad oggi è stata identificata in una famiglia di origine greca e in una di origine italiana ma andrebbe ricercata in tutti gli affetti dalla forma giovanile di emocromatosi non legata al cromosoma 1.
L'emocromatosi giovanile, dato che non dipende dal gene HFE responsabile della forma classica della malattia, viene oggi classificata all'interno del gruppo delle emocromatosi non-HFE correlate. Nell'ambito di questo gruppo i casi definiti geneticamente sono ancora purtroppo rari. La causa del sovraccarico marziale nella maggior parte dei soggetti affetti da emocromatosi non-HFE è infatti ancora non nota.
Risulta necessario pertanto lo sviluppo di sistemi rapidi ed efficaci volti allo studio delle mutazioni esistenti e di sistemi atti all'identificazione di nuove mutazioni.

Riferimenti bibliografici:
A. Roetto, G. Papanikolaou et al. Nature Genetics 2003.
N.C. Andrews. Seminars in Hematology 2002.

[Articolo pubblicato il 17-04-03]